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Cucina: una passione di famiglia

L'arte del saper cucinare si tramanda spesso da genitori a figli: come nel caso di Marco Tomasi, giovane componente della Nazionale Italiana Cuochi, che in questa intervista ci racconta il suo percorso per diventare uno chef.

Raccontaci chi sei e un po’ della tua storia.

Sono Marco Tomasi e sono nato a Vicenza nel 1994. Ho frequentato l’istituto alberghiero a Castelfranco Veneto, a circa un’ora da dove abito e questo spiega già un pochino la mia voglia di viaggiare. Finita la scuola ho deciso di fare esperienze all’estero e ho trascorso cinque anni tra Copenaghen, Manchester e Dublino per poi spostarmi a Londra, dove sono stato due anni al ristorante Le Gavroche. È stata un’esperienza bellissima: si tratta infatti di un ristorante storico del Regno Unito, il primo di cucina francese a ricevere stelle Michelin al di fuori della Francia. Da Le Gavroche sono usciti chef come Gordon Ramsey, Marc Pierre White ed è un’esperienza che rifarei mille volte!

Adesso lavoro nell’azienda di famiglia: ho la fortuna di avere un nonno e un papà che sono grandi cuochi e la passione per la cucina è sempre stata in casa. Abbiamo una gastronomia che si chiama Cucina Tomasi e oltre a seguire il take away ci occupiamo anche di catering.

Cosa significa per te far parte della Nazionale Italiana Cuochi?

Mio nonno e mio papà hanno sempre preso parte a competizioni e quindi sono sempre stato in contatto con il mondo delle gare. Sono entrato nella Nazionale Italiana Cuochi quando sono tornato da Londra, e ho partecipato ai campionati italiani per mettermi a confronto con altre persone. Ho poi vinto il titolo di campione italiano nel 2017 e da lì ho proseguito per la selezione all’interno della NIC per il Global Chef Challenge.

Quali sono le sfide per un’attività di gastronomia come la vostra?

La gastronomia lavora con l’asporto, quindi la nostra sfida principale è quella di creare piatti “intelligenti”, che le persone possano rinvenire facilmente per mantenerne intatta la qualità. Durante la pandemia molte attività hanno dovuto improvvisare l’asporto e il delivery, noi sappiamo che dietro ci vuole un grande studio per poter garantire ai clienti un ottimo servizio.

Perché hai scelto Orogel per le tue sfide quotidiane? Per te surgelato sì. Perché?

Noi usiamo molto le verdure surgelate, anche se all’inizio devo dire che ero un po’ reticente. Non solo sulle verdure, ma sui surgelati in generale. La cosa che mi ha affascinato di più scoprendo Orogel e la sua filiera è che le verdure sono raccolte freschissime, al giusto grado di maturazione e subito surgelate. Ogni verdura è raccolta nel luogo giusto e nel modo giusto.

Nella nostra attività il prodotto surgelato ci permette di gestire meglio le scorte, evitare gli scarti in cucina, accontentare i gusti dei nostri clienti e avere sempre prodotti di stagione.

Cosa ti piace cucinare di più?

A me piace moltissimo cucinare la carne e la selvaggina in generale: ci vuole tanta manualità e mi piacciono soprattutto le cotture vive.

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